top of page
Ulysse en Arles
 
2015
 

Il viaggio ad Arles si è trasformato in un “viaggio”. Sei giorni e sette notti vagando per la città, rovinandoci i piedi sulle rive del Rodano, ai margini della città, dove l'erba gareggia con il cemento. Quindici chilometri al giorno, scandendo le strade, le piazze, il cielo, l'acqua. Quartiere della Roquette, rue de la Calade, Ateliers SNCF, rue de l'Amphithéâtre, Trinquetaille, Alycamps, Les papeteries Etienne… Un tempo non solo per guardare, ma per vedere e avere “visioni” di Arles.
Il fotografo è un chiaroveggente. 

 

Sempre una città è allo stesso tempo “urbs” e “civitas”. Muri e anime. Arles, con il suo passato antico, più di ogni altra. Ma nello sguardo del viandante le pietre e le persone si sono confuse. Le anime entrarono nelle mura. Hanno fattommagine. Hanno fatto storia. Un intero popolo di pietra ha parlato, pianto, chiamato davanti all'obiettivo. La deriva si è trasformata in una conferenza. L'occhio in ascolto ha percepito l'eco di queste voci provenienti dai bastioni.  Qui sull'intonaco, nel granito, nelle colate del cemento, nei cocci dei vasi di terra cotta, negli imballaggi di plastica, i volti di questi guerrieri con l'elmo e le bocche urlanti, di questi profili divini che sussurrano enigmi, di questi mostri che appaiono, di queste sirene che cantano sotto le pieghe dei tendaggi. Il moderno Ulisse ha vissuto Arles. L'uomo, vedeva anime e volti ovunque, quelli di dei, di eroi e di mostri, riuniti in questo grande parlamento del silenzio. 

Trait pour trait, portraits

 

Il lavoro di Thierry Konarzewski è una ricerca ossessiva del volto. Attraverso materiali, cose, ambienti. Ritrattistica, paesaggio o natura morta. I generi si fondono in questo sguardo singolare che insegue ovunque la figura umana. Uomini, anime, inno all'umanità. Il fotografo canta il volto. Attraverso le sue tre incarnazioni: “visus”, “os” o “vultum”. Tre parole latine che distinguono ciascuna una parte di questo mistero, e tentano di far parlare i segni. Perché il volto è “visus” (passivo del verbo “vedere”) – ciò che si vede. Perché chi può vedere il nostro volto? Altrimenti l'altro che ci vede. Il volto è “osso” (che ha dato “orale”) – bocca, luogo di origine della parola e del pianto. Vedi, ascolta queste grida e sussurri che abitano i muri. Il volto è “vultum”, il mio, aria del volto umano, piccolo teatro di espressioni, specchio di stati d'animo e passioni che infuriano sottopelle. Era fatto di pietra?  

Ad Arles, e sui muri, il fotografo ha catturato tutti questi segni di presenza. In una frontalità che raddoppia il volto. Per essere completi, bisognerebbe aggiungere, come all'apertura di questo corteo, la “testa” che li riassume, e che, in questo teschio di pietra, un teschio di pietra antica, dà all'insieme la sua profondità di “vanità”. "... 

 

Testi di Thierry Grillet- Saggista

Mostra Ulysse en Arles alla Fondazione MRO di Arles  - Luglio 2015

PORTFOLIO d'artista
Edizione limitata
PORTFOLIO ULYSSE EN ARLES
Testi di Thierry Grillet 

Edizione de 3 + 2 prove d'artista

Si tratta di un coffret di 25 imagine presentate in due quaderni tirati su un'unica striscia, ciascuno assemblato in una piega a fisarmonica.

CAHIER -1-  28,5 cm H x 774 cm L

CAHIER - 2 - 43 cm H x 798 cm L

Formato del coffret : 34 x 45cm
Carta : Hahnemühle German Etching 310 gr e Rice Paper 100 gr

Tiratura da Atelier Fotodart

bottom of page