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After The Future
 
2014 - 2015
 

Residui concreti di un’effimera esistenza. Erranti entità di un immutabile moto. Uniche tracce di un'umanità ormai perduta.

Sulla base di tali assunti si radica la poetica di Thierry Konarzewski [Benin, 1960] pittore, scultore e fotografo che, servendosi dei rifiuti plastici come “metafora dell’animo umano”, trascrive la realtà come luogo in cui l’uomo si manifesta nella sua assenza.

In quel residuo che egli lascia, ma che tutto di sé rivela.

Relitti di una umanità ormai giunta alle proprie pendici, i soggetti delle opere non si fanno portavoce di un ecologismo militante, ma si configurano come composizioni poetiche che riflettono il “dar vita al già vissuto”.

Una dimensione, quest’ultima, in cui gli scarti si delineano quali ambasciatori di intimi pensieri, domande, angosce dell’artista, superando così la banalità del visibile per testimoniare il passaggio dalla vita effimera all’eternità sconosciuta. Come un intimo diario, la cui apertura può spontaneamente provocare delle sensazioni nell’osservatore che non appartengono all’autore, così le opere si delineano come un’antropologia oggettuale tanto concreta nell’aspetto formale, quanto astratta nella dimensione ideale.

È, infatti, nel perfetto accordo di due temporalità differenti che si delinea il processo di creazione artistica: un lungo “flusso di coscienza”, in cui i pensieri, le suggestioni e le idee fluiscono libere sino al verificarsi di una vibrazione intima, psicologica o mentale; un segnale che porta alla creazione di un’immagine nella mente dell’artista, di una risposta creativa, in cui si delinea già quello che sarà il futuro scatto.

Uno scatto in cui la dimensione quotidiana del rifiuto lascia spazio ad aniconiche entità, quali frutto dei nostri gesti, specchio della nostra civilizzazione e della nostra memoria.

Non sempre, però, la lunga riflessione che ha portato alla “definizione di un’idea” rimane invariata, proprio come è accaduto per la serie After the Future, in cui la visita di un paesaggio invernale, bellissimo e deserto, popolato dai rifiuti di plastica arrivati dal mare ha scardinato l’idea iniziale di Konarzewski lasciando spazio alle suggestioni nate dal luogo. Un luogo in cui l’artista e i futuri soggetti delle opere si sono conosciuti, riconosciuti e percepiti come elementi di un unico moto. Quello dinamicamente instabile dell’esistenza umana: esistenza di cui i rifiuti sono l’unica testimonianza di una vita trascorsa. Una vita che a partire da essi però può essere riscritta, reinterpretata, rivissuta, come nuova storia nella storia.

Nuova vita nella vita.

 

Nicoletta Biglietti

Utopiche seduzioni - 2023/2024 - Fondazione Dino Zoli

È la passione per la solitudine e l'isolamento? Il gusto per il deserto e la meditazione? Thierry Konarzewski scruta miglia di costa e come fotografo archivista, possibile sopravvissuto di una civiltà plastica, pulisce oggetti, li guarda e li trasforma. Sacerdote di una possibile redenzione delle cose, celebra su un caso di sabbia, queste forme divertenti, idoli giganteschi di una civiltà a venire. Quale trionfo, queste sculture che giocano con le proporzioni, annunciano? Sono i messaggeri di un mondo senza uomini? o le vedette di una nuova umanità a venire?
Thierry Grillet - Saggista
 

Se un giorno la nostra civiltà bulimica sparisse, soffocata, io sarò l'ultimo degli uomini. Sarò il sopravvissuto, colui che camminerà all’infinito lungo gli oceani alla ricerca di un segno, dell'altro. L'orizzonte sarà così vuoto, così deserto che i detriti di plastica incontrati saranno l'unica prova del mio passato. Io li contemplerò a lungo per ricordarmi, loro diventeranno enormi al mio sguardo, unici e preziosi.

2014 - Oceano atlantico, Francia

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